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Gli occhi
Alcuni appassionati ritengono un grave difetto, con conseguente squalifica, gli occhi che non si presentino omogeneamente scuri.
La credenza più diffusa (ancora oggi) nella bergamasca e fra i pastori che praticano l'allevamento del bestiame considera invece l'occhio azzurro, o gazzuolo, una caratteristica fondamentale del Pastore Bergamasco.
Escludendo a priori qualsiasi spirito polemico, ma mossi soltanto dal desiderio di approfondire la conoscenza del Nostro, riteniamo che entrambi possano aver ragione nel senso che l'occhio azzurro, se non può essere considerato una prerogativa è sicuramente una particolarità della razza.
I mandriani, che per primi, sia pure in modo elementare, hanno selezionato la razza intuendo quello che attente sperimentazioni scientifiche hanno dimostrato solo recentemente, e cioè che la forma non da, di per sé stessa, alcuna garanzia assoluta nei riguardi dell'ereditarietà, hanno seguito criteri di selezione puramente attitudinali, fissando i principali caratteri di tipo comportamentale, anche attraverso incroci particolarmente stretti ma perciò capaci di trasmettere il carattere, in un cane dall'iride depigmentata.
Hanno verifìcato la validità delle loro scelte sul campo e non hanno mai riscontrato dei difetti collaterali gravi, tant'è che ritenevano l'occhio azzurro una caratteristica fondamentale.
L'eccessiva consanguineità ha sicuramente avuto riflessi negativi sia sulla pigmentazione sia sulla capacità riproduttiva impoverendo ulteriormente la razza, ma ha anche permesso di fissare stabilmente i principali caratteri del Bergamasco.
Nel loro linguaggio, il «Gai», il vocabolo «gagiól» (gazzuolo) è sinonimo di «bell'occhio», a significare di quanto fosse viceversa da loro apprezzato l'occhio azzurro.
Se è pur vero che, proiettati nell'ottica della costruzione di un cane perfetto, l'iride depigmentata può apparire un difetto che l'allevatore accorto dovrà cercare, nei limiti del possibile, di ridurre al minimo valutando con cura le possibilità di incrocio, i soggetti con occhio gazzuolo sono sicuramente dotati di un pregevole patrimonio genetico che non deve andare disperso.
Per concludere, riportando soprattutto quelle che sono state le nostre esperienze dirette, possiamo affermare che il soggetto con l'occhio azzurro sia da ritenere, dal punto di vista fisico identico agli altri, mentre considerato come riproduttore occorre valutare con attenzione la scelta del partner ricercandolo in particolare fra soggetti scuri e particolarmente pigmentati, in quanto accoppiando due soggetti con gli occhi chiari, la percentuale di cuccioli ciechi, che normalmente è nulla, subisce purtroppo, un qualche incremento.
Si racconta che un tempo, quando i Pastori Bergamaschi venivano utilizzati abitualmente e non esistevano problemi circa la loro diffusione e proliferazione, la selezione veniva praticata anche eliminando i cuccioli neri, a volte forse per evitare di renderli eccessivamente visibili sulla neve (il pericolo di invasioni era purtroppo sempre molto grave), ma a volte anche perché, suggestionati da sciocche superstizioni, li credevano figli del diavolo. Anche questo tipo di selezione ha contribuito, nel tempo, alla formazione degli squilibri nella pigmentazione del mantello dell'attuale Pastore Bergamasco, e per ridargli colore si è dovuto innanzitutto recuperare i soggetti neri.
Quale sia il senso del racconto è presto detto: andiamo cauti nel bocciare certi soggetti, le opinioni e gli «standard» passano e può anche succedere che fra cinquant'anni siano proprio quei soggetti che oggi vengono rifiutati ad essere i più ricercati e ci si possa pentire di averli sottovalutati.
E interessante soffermarsi su questo aspetto e sottolineare che anche il noto studioso Fiorenzo Fiorone, nel suo libro sulle razze canine edito nel 1955, aveva recepito integralmente la tradizione contadina e descrivendo il Bergamasco gli attribuiva un'altezza al garrese di cm 63, tollerava l'occhio gazzuolo nei soggetti con mantello chiaro, e definiva
«proscritto» e quindi da squalifica, il mantello nero zaino.